“Chi partecipa risparmia” questo il nuovo mantra dell’economia, sto parlando del Consumo Collaborativo.

A confermare l’assunto che gira sul web già da un po’ è il Times , che inserisce l’idea fra le dieci che cambieranno il mondo.  Un nuovo modello economico basato sulla condivisione di beni e servizi.
“Perché?” vi chiederete. Perché taglia i costi, è eco-frendly in quanto riduce i consumi e fa pure bene all’umore poichè favorisce la socialità. Si realizza in svariati modi, dallo scambiarsi casa durante le vacanze all’offrire ospitalità in cambio di lavori, dall’essere invitati a cena da cuochi professionisti al trovare qualcuno che ti porti la spesa a casa in cambio di un altro favore, dal reperire una beby-sitter al noleggiare gli oggetti più disparati. Insomma, per farla breve, si torna ad una reinventata forma di baratto.
Due sembrano essere le cause di questa novità: da un lato la crisi, che ha fatto aguzzare l’ingegno per risparmiare, dall’altro le tecnologie digitali, che ci permettono di stare costantemente in contatto con altri utenti in modo semplice e veloce.
Tre invece le regole da rispettare: sostituire il termine ‘possesso’ con ‘accesso’, non serve avere un bene, basta poterlo usare all’occorrenza; sostituire il termine ‘diffidenza’ con ‘fiducia’: gli altri sono soci non concorrenti; ed infine sostituire il termine ‘acquisto’ con ‘riuso’: quello che al tuo prossimo non serve può essere ciò che cerchi. Questo fenomeno, noto anche con il sostantivo inglese sharing, ha ormai solide radici sia in Europa che negli Stati Uniti e sembra essere arrivato nel bel paese.
In molte città italiane è già possibile vederne diverse forme di realizzazione dal più diffuso bike-sharing al nuovo car-sharing, per non annoverare poi i milioni di siti web ormai dedicati esclusivamente a questa nuova forma economica. Tra i pensieri di fine 2013 e inizio 2014, quindi, non mi rimane che aggiungere: “Non ci resta che provare!”.

0