Fast e post sono i due termini coniati da Arexpo ed utilizzati nel Masterplan del progetto Expo 2015 per definire la strategia da adottare a conclusione dell’evento.
Eh si… Perché bisogna pensare anche al dopo, quando nel 2016 si chiuderà baracca. Secondo Arexpo, la società pubblica formata da Regione Lombardia 34,67%, Comune di Milano 43,67%, Fondazione Fiera 27,66%, Provincia di Milano 2% e Comune di Rho 1%, divenuta nel 2011 proprietaria del sito, appena si concluderà l’esposizione universale occorrerà intervenire per smantellare, riutilizzare e, soprattutto, valorizzare questa nuova area cittadina, dandole forma e funzione, in modo tale da evitare esiti disastrosi come avvenuto negli Stati che hanno ospitato la kermesse negli anni precedenti. Torniamo indietro e diamo un’occhiata al progetto. Il Masterplan, consegnato durante la cerimonia di registrazione dell’Esposizione di Milano che si svolse a Parigi il 30 aprile 2010, tiene conto oltre che del piano urbanistico vigente e dell’accordo di programma, che fissa indici e superfici, anche del carattere chiuso e separato, ma ben servito dalle infrastrutture di trasporto pubbliche e private, del sito espositivo e della sua matrice (il Cardo, il Decumano, il Canale, gli spazi d’acqua, le aree verdi e il Villaggio). L’area espositiva è organizzata come un’isola circondata da un canale d’acqua ed è strutturata secondo i due assi perpendicolari il Decumano e il Cardo, ripresi dall’architettura delle città romane. Secondo un principio di eguaglianza tutti i padiglioni nazionali affacciano sul grande viale principale, il Decumano, lungo 1,5 km e largo 35 m. Lungo il Cardo, 325 m di lunghezza per 35 m di larghezza sono invece organizzati i padiglioni di regioni e province italiane. All’incrocio dei due assi Piazza Italia (4.350 m²). A nord del cardo troviamo Palazzo Italia, il padiglione del Paese organizzatore che affaccia sulla Lake Arena; a sud l’Open Air Theatre (10.000 m²) con un totale di circa 9.000 posti. Agli estremi del decumano invece troviamo da un lato una grande collina artificiale che funge da belvedere sull’intero sito e dall’altro l’Expo Center, struttura composta da tre blocchi funzionali indipendenti: auditorium (a sud), performance area (centrale) e palazzo uffici (a nord), per un totale di circa 6.300 m².
Il sito è caratterizzato da diversi lotti e spazi espositivi, suddivisi dai due assi principali in quattro zone: nord-est, nord-ovest, sud-est e sud-ovest: 69 lotti nazionali per i Paesi partecipanti, 9 lotti per i cluster, la zona della cascina Triulza, dedicata al contributo dei partecipanti non ufficiali provenienti dalla società civile, le aree corporate, dedicate alle aziende e 6 lotti dedicati alle regioni internazionali. Il resto comprende 13 aree servizi, il verde pubblico ed infine da considerare è anche la zona di cascina Merlata, esterna al perimetro del sito Expo, dedicata alle strutture ricettive per personale, volontari e rappresentanti dei Paesi e delle aziende espositrici. Compito della società Arexpo è quello di coordinare lo sviluppo del piano urbanistico del futuro del sito, in base ai contenuti dell’accordo di programma approvato il 4 agosto del 2011 da tutti gli Enti interessati. Ad oggi però i risultati non sono stati molto positivi: il bando di gara del 15 novembre 2014 è infatti andato deserto. Ma perché? Secondo il bando, avrebbe avuto l’area l’operatore o il gruppo di operatori, che avrebbe messo almeno 315,4 milioni di euro, non un centesimo di meno. Presenti poi alcune limitazioni: metà dell’area (440 mila metri quadrati) dovrebbe essere stata adibita a parco; quanto al resto (480 mila metri quadrati), avrebbe dovuto essere distribuito equamente fra immobili residenziali, uffici, spazi produttivi e negozi e strutture preferibilmente di uso pubblico. Per non parlare poi del fatto che qualsiasi progetto avrebbe dovuto attendere la stesura e l’approvazione da parte dei Comuni di Milano e Rho dei rispettivi piani urbanistici. È così che nel mese di febbraio la società pubblica ha deciso di valutare le proposte in entrata prima di stendere un nuovo bando di gara. Al momento al vaglio la possibilità di mettere insieme le differenti idee e creare un unico piano. Sono quattro i progetti che potrebbero convivere nel sito: un’area Città della Scienza; una parte di edifici lasciata ad uffici pubblici dell’Agenzia del Territorio, un’altra destinata ad uffici dell’Università Statale, se il rettore conferma l’interesse manifestato dal cda d’Ateneo e, infine, un’area dedicata al Nexpo, il parco tecnologico lanciato da Assolombarda. Il nuovo bando si attende entro la prossima estate.

 

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