Da piccole abbiamo tutte sognato di essere come lei: vestire come lei, avere un fidanzato come Ken, una casa come la sua, una macchina come la sua e un matrimonio da principessa corredato da casa con ascensore rosa e figlioletti clonati e bellissimi! Ma ci siamo mai chieste se Barbie era veramente una ragazza felice con una vita da sogno o aveva anche lei il suo lato oscuro. A toglierci il dubbio ci ha pensato Mariel Clayton, fotografa per hobby – agente di viaggio a tempo pieno, che ci mostra il lato più oscuro del mito Barbie. Il prototipo e simbolo per generazioni di giovani ragazze, surrogato della donna perfetta ed eterna vergine, a quasi 60 anni di vita, sconvolge ruoli e ideali. Barbie viene trasformata in una “donna” sociopatica e sanguinaria, vittima e carnefice, cambiando il suo stile di vita. Si ribella contro la restrizione del ruolo che le è sempre stato dato, mettendo a “nudo”, nel vero senso della parola, vizi e sfizi di Miss perfezione, riproponendosi in scenari contemporanei. Ed ecco che la troviamo ad uccidere, decapitare qualsiasi “donna” le ronzi intorno, fare sesso con “uomini” seviziandoli e uccidendoli. Narcisista e sempre alla moda, non si accorge di aver partorito perchè totalmente assorbita dal suo smartphone. Le scene rappresentate sono ricche di dettagli inquietanti degni di una perfetta scena del crimine; meticolosa nella cura dei particolari e nell’arredo di ogni location, oggetti e personaggi sono sistemati in modo scrupoloso e nonostante la fotografa non intervenga sull’espressività facciale, quel volto si contestualizza alla situazione, rendendo macabro quel sorriso statico. Ma non pensate che Mariel Clayton, ha avuto un’infanzia difficile la cui conseguenza è una prospettiva dell’arte non convenzionale e anticonformista, infatti dice di sé stessa: “Ero in un negozio di bambole tradizionali e mi si è aperto un mondo: con quelli che consideriamo giocattoli per bambine è possibile immaginare e raccontare tante storie. Sono una fotografa di bambole dal senso dell’umorismo sovversivo. Credo che la vita sia un luogo incasinato ed isterico e se non ne ridiamo non saremo mai in grado di capirla davvero. Non ho avuto un’infanzia difficile, non ho subito abusi, non sono nè cattiva, nè dark, nè psicotica. Credo solo che quello che faccio sia dannatamente divertente e voglio condividerlo con la gente.” Vi chiederete se la Mattel® ha mai avuto da ridire sul cambiamento della propria creazione? Fino ad ora niente; ma questo non significa che loro siano d’accordo naturalmente.

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