Le lampade a incandescenza hanno dato luce al XX secolo, quelle a Led illumineranno il XXI. Questa è la sintetica spiegazione per l’assegnazione del premio Nobel per la fisica 2014 al funzionamento dei led a luce blu. Assegnatari del premio tre scienziati giapponesi: l’85enne Isamu Akasaki, il 54enne Hiroshi Amano, docenti della Nagoya University e il 60enne Shuji Nakamura, docente presso dell’Università della California Santa Barbara, per le ricerche sui diodi a luce blu che hanno aperto la strada alle nuove fonti luminose più efficienti. Una nuova generazione di lampadine Led che possono funzionare anche a bassa tensione con l’energia fornita, ad esempio da un pannello solare fotovoltaico. Le lampade a led, sviluppate tra il 1989 e il 1993, non soltanto sono più efficienti delle vecchie lampadine a incandescenza, ma anche delle più recenti alogene o fluorescenti. I led, infatti, riescono a utilizzare l’energia elettrica che consumano solo per emettere luce senza disperdere calore come gli altri sistemi. Utilizzando la stessa quantità di energia, una lampada Led emette quattro volte più luce di una a fluorescenza e venti volte di più di una a incandescenza. Se si considera che circa un quarto della produzione di energia elettrica mondiale è impiegata per accendere le lampadine, i Led possono contribuire a risparmiare le risorse del pianeta. Inoltre i led (light-emitting diode) non vengono utilizzati solo per le creazione di lampadine ma trovano largo impiego in tutte le apparecchiature elettroniche mobili, per esempio i cellulari. Da trent’anni gli scienziati lavoravano sui diodi a luce rossa e verde, ma senza quelli a luce blu non si potevano creare le lampadine a luce bianca. Akasaki, Amano e Nakamura hanno identificato e separato la componente blu dai semiconduttori e «lanciato una trasformazione fondamentale nella tecnologia dell’illuminazione», prosegue la motivazione del Nobel.

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