“Essere o non essere?”
Per Sergio Cimbali questo amletico dubbio non si pone. Lui riesce a ridar vita e senso a i più disparati oggetti che per alcuni sono solo rifiuti. Lo fa nel rispetto di quella che è stata la storia precedente della cosa. Lo fa con sentimento, audacia e fantasia affidandosi a tecniche assolutamente non convenzionali nel mondo dell’arte: scomposizione, assemblaggio, installazioni, collage. I materiali? Tutto lo inspira: legno, ferro, alluminio, plastica, vetro e quant’altro gli capiti sotto mano.
Nato a Vittoria nel 1980, è cresciuto lavorando in un’officina che produce capannoni industriali dove ha imparato a trattare i materiali. Da sempre appassionato d’arte e spinto da un forte desiderio di sperimentazione, nel tempo libero e nei fine settimana si cimentava nella scomposizione delle forme standard delle cose e nella loro ricomposizione in un gioco di fantasia ed emozioni. Il risultato? Pura arte contemporanea. Diverse le esperienze artistiche sin dal 2006. Mostre ed esposizioni fra cui: l’Esposizione assemblea World Dance Alliance Europe intitolata “Is it only Dance?” tenuta a Taranto; la realizzazione di pitture murali nella ludoteca del reparto di Pediatria dell’ospedale Guzzardi della sua città natale; il “Primo congresso planetario Futurista”; il “XXI Instabul Art Fair”; la personale “L’arte cerca la gente” in via Roma a Ragusa; “Notti al Castello”, a Donnafugata; “Contemporanea” la collettiva itinerante; “Visioni” ai Dioscuri al Quirinale, in cui ha esposto con E. Calabria, P. Guccione, B. Caruso, L. Messina, A. Turchiaro, A. Barbante, T. Sottile, A. Mongelli, S. Amelio, A. Di Modica e via dicendo, in una 10 giorni curata da Amedeo Fusco e Rosario Sprovieri; la mostra “Due Punti di Vista” in coppia con il pittore Silvano Braido a Pozzallo e “L’arte cerca la Gente” presso il centro commerciale Le Masserie.
“Questa è l’unica cosa che dà un senso alla mia vita”, inizia così la risposta alla mia prima domanda. “L’atto creativo e la consapevolezza di essere riuscito a rappresentare ciò che prima avevo in mente è la mia soddisfazione, il mio orgoglio”. Le sue opere sono solo il frutto di sperimentazioni personali. L’obiettivo è ridare vita a oggetti e frammenti abbandonati dalla società sfruttando le potenzialità espressive di ogni cosa. Li rende vivi e dà loro una seconda possibilità. Quella che nasce è una vera e propria arte dei detriti. Le opere, prodotte dal suo estro, fanno riflettere sul valore delle cose, sull’attuale società, sulla storia della nostra terra. Artista a tutto tondo, non si ferma su un unico soggetto. Nella sua collezione troviamo infiniti elementi, dagli strumenti musicali ai busti femminili, dalle astrazioni a figure di uomini e donne intenti in attività diverse, dalle immagini sacre alle futuriste.
Oltre gli innumerevoli esperimenti, oggi il repertorio di Sergio Cimbali conta un totale di 25 opere ufficiali, alcune delle quali ormai in possesso di Siciliani, di cittadini del Nord Italia e non solo. Il Sassofono, opera a cui l’autore è maggiormente legato, perché nata dal puro istinto in sole tre ore di lavorazione, attualmente è esposta nell’appartamento di un acquirente di Instabul. Oggi come ieri Sergio sfrutta lo spazio dell’attività di famiglia in cui si è ritagliato un angolo e lo ha organizzato a mo’ di laboratorio.
L’attrazione per l’arte è sempre esistita. Dopo un approccio con diversi tipi di materie fra cui pittura e scultura della pie-tra, si è dedicato casualmente a quello da riciclo. Nel 2005 la sua prima opera è una chitarra dalla breve vita. Da lì una serie di prove per approdare alla prima opera degna di nota il cui soggetto era sempre una chitarra. Il suo viaggio come artista inizia a seguito del fortuito incontro con Amedeo Fusco: “L’ho conosciuto durante una mia tournée teatrale qui in Sicilia, in cui come mia abitudine associo una collettiva all’interno del foyer. Sono stato colpito sin da subito dalla sua genialità, dal suo potere di sintesi, ho trovato nelle sue opere una creatività immediata, tangibile. Io penso che il valore dell’arte stia nell’idea e Sergio è principalmente un artista di idee. Ha un grande pregio che, allo stesso tempo, è un gran difetto: l’umiltà”.
“Sono approdato a questa forma d’arte e all’utilizzo di questi materiali a seguito di diverse esperienze. Le forme classiche di espressione non mi bastavano più. Avevo bisogno di provare a mettermi in gioco con qualcosa che mi permettesse di esprimere tutto quello che volevo senza limiti. L’ho trovato per caso”. Lo scarto è ombra concreta della cosa-esistita, il rifiuto diventa parte dell’opera d’arte, è testimonianza di un vissuto. Attraverso la povertà dei materiali da riciclo e il dono della manualità, questo giovane ha dimostrato tutta la sua ricchezza espressiva. L’amore per l’arte è da sempre presente nella sua vita. Amore che condivide con la pittrice Annalisa Cavallo con cui è sposato. Le sue opere sono già riconosciute in Europa. Il desiderio, oggi, è quello di espandersi anche oltre confine. Lui non si ferma. Ogni attimo delle sue giornate è dedicato alla sua arte.

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