Tradizioni di Natale. Lo Zucco in Sicilia
Cosa hanno in comune Acireale, Acicastello, Acitrezza, Giarre, Mascali, Fiumefreddo di Sicilia, Castiglione di Sicilia, Linguaglossa. Belpasso, Pedara, Nicolosi, Zafferana Etnea, Randazzo, Riposto, Valverde, Trecastagni e Santa Venerina durante il periodo natalizio?
Riti e usanze collegate al fuoco, nella sua veste sacra, simbolo di purificazione e trasformazione. La luce che schiarisce le tenebre.
Parliamo del “ceppo di Natale” o del Falò della vigilia del 24 dicembre, che vede protagonista il caratteristico Zucco, o U’ Zuccu.
Il termine Zucco ha origine araba e indica il ramo che nasce dalla parte bassa del tronco di un albero come il castagno, nocciolo, pino, olivo e altre varietà presenti nella zona etnea. Il tronco, come requisito essenziale, doveva bruciare lentamente. Esso diventa il ceppo, l’ “albero della vita e del sole”, che rimanda alla figura del Cristo.
In provincia di Catania, come in tanti altri paesi non solo italiani, è comune nella notte di Natale, accendere un grande fuoco nella piazza principale del paese. Si tratta di un enorme falò, che viene fatto con dei grossi tronchi. Il falò accomuna gli abitanti della cittadina creando un ambiente familiare.
Come viene realizzato lo Zucco
La catasta di legna viene preparata qualche giorno prima, andando alla ricerca di rami, nelle campagne attorno. La cerimonia avviene prima della tradizionale cena della vigilia. La piramide di legna viene benedetta da un sacerdote alla presenza del sindaco e delle altre cariche istituzionali. Contemporaneamente al suono della campana, si dà il via alla preghiera. Poi si torna in piazza poco prima della messa di mezzanotte. Alla fine delle celebrazioni era d’uso portare a casa un legnetto della catasta per alimentare il proprio focolare in segno di buon augurio.
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