Una bici è per sempre. Intervista a Luca Leotta
Della bicicletta non si butta niente e, recuperata, può diventare eterna. Lo sa benissimo Luca Leotta, di Acireale, insegnante di spagnolo nella scuola secondaria di primo grado, con la passione per le biciclette e il loro recupero.
Con gli occhi lucenti e un sorriso mi racconta la sua storia.
“A Roma, durante l’università, ho reimparato ad andare in bici e a farlo dentro una città con un traffico caotico e complicato.
Questo mi ha portato a conoscere e frequentare una riciclofficina popolare, un luogo in cui c’è la possibilità di riparare la propria bici dando un contributo in lavoro o economico minimo. Ma soprattutto era possibile imparare a smontare e rimontare una bici, assemblarla, recuperare i pezzi. Di fatto una bicicletta, a meno che non abbia un telaio storto in maniera irrimediabile, può essere sempre recuperata e ripulita dalla ruggine. Fare da se non è così complicato: io ho imparato proprio in queste officine senza scopo di lucro ma con l’obiettivo ideologico di ripopolare la città di biciclette”.
L’uso della bicicletta come mezzo di trasporto urbano, non lo abbandoni nemmeno a Barcellona dove successivamente ti trasferisci.
“Barcellona è una città ciclabile, differentemente da Roma. Li vi è una mobilità ciclistica molto avanti rispetto a quella che ritrovo oggi nelle mie zone”.
Adesso vivi ad Acireale. Qui hai dato vita, in un garage alla tua piccola officina di recupero.
“Si, in questi anni ho raccolto tutti gli strumenti necessari per lavorare e, da un anno a questa parte, in pieno lockdown, ho deciso di farne il mio hobby principale. Focalizzo la mia attenzione sulle biciclette pieghevoli, chiamate erroneamente Graziella, quando la Graziella è in realtà un modello specifico di una marca”.

Di quale anno sono le bici che recuperi e a cui dai nuova vita?
“Questo tipo di bici vengono prodotte in Italia negli anni ‘60 ma la maggior parte sono degli anni ‘70. Sono le marche successive alla Graziella Carnielli e la Legnano Autocamping che vengono poi prodotte su scala più ampia sul mercato, riempiendo i garage di molte famiglie. Negli anni però sono state dimenticate, soppiantate da biciclette più moderne: negli anni ‘90 arrivano le mountain bike economiche”.
Dove trovi queste biciclette pieghevoli?
“Solitamente nei garage di amici, conoscenti o durante le domeniche ecologiche. Li la gente le butta come rifiuti ingombranti, io le recupero e le curo!”
Una volta data nuova vita a queste biciclette, cosa ne fai?
“Alcune biciclette le regalo, questo è il mio obiettivo principale. Voglio rimettere in circolo quante più bici possibili. Le regalo a sconosciuti o a persone con cui ho un legame affettivo.
Ad esempio due ragazzi che lavorano ai semafori ad Acireale oggi hanno due mountain bike per potersi muovere agevolmente. Le due bimbe di un altro amico del semaforo hanno le loro piccole biciclette per poter trascorrere i loro pomeriggi in spensieratezza. Fare profitto non è il mio interesse ma altre le vendo per potermi permettere di comprare i ricambi e il materiale che si consuma per il loro recupero”.
Cosa ti piacerebbe ottenere nel futuro?
“Mi piacerebbe portare a scuola la sperimentazione di questa meccanica elementare e far mettere le mani sugli ingranaggi ai ragazzi. Il sogno sarebbe creare una piccola officina, gestita da loro, che serva il quartiere. L’obiettivo di questo lavoro è che le biciclette ricomincino a esser viste come mezzo alternativo mobile. Siamo abituati a usare e buttare le cose, recuperare è anche una delle motivazioni che mi invogliano a portare avanti questo hobby”.
Prima di concludere questa intervista, Luca ci tiene a suggerirmi una canzone.
“Mi permetto di consigliare anche una canzone. Nel video appare la mitica Margherita Hack che ripara una bici nella Ciclofficina Popolare Don Chisciotte di Roma. La canzone parla di Alfonsina Strada, la prima donna al Giro d’Italia, una storia assurda”.
Non ci resta che ascoltarla e guardare il video!